Una Mente da seviziare

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ThePumpkinKing
view post Posted on 7/7/2009, 22:06




Buio. Ormai per lui sembrava quasi essere un elemento naturale in cui lui nuotava come un pesce,a suo agio. Anche quando si trovava in un luogo che non conosceva come quella stradina di periferia gli bastava trovar il buio per non sentirsi smarrito. Colui che attendeva era uno schifoso figlio di quelle stesse donne che frequentava,un uomo che sfruttava il lavoro minorile e non certo nel terzo mondo. Il rasoio luccicava sul suo fianco mentre lo sguardo era teso. Sapeva che sarebbe passato tra poco e lui avrebbe provveduto ad aprirgli la gola in due lasciandolo disteso a terra a boccheggiare nel suo stesso sangue. Si accovacciò mentre continuava a tenersi sul quel balcone rialzato attendendo,stringendo le pupille come fosse un gatto per potere vedere meglio in quella oscurità che gli era così familiare. Era tempo che quei rasoi bevessero di nuovo sangue.

 
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†.Doll.†
view post Posted on 7/7/2009, 22:36





Lui aveva allungato un braccio intorno alla vita di Chandra, e la teneva stretta a sè mentre camminavano. Ma la sua mano tentava di insinuarsi oltre il bordo della gonna bianca. Lei lo lasciò fare. Era la prima volta che usciva con quell'uomo dallo sguardo laido e i modi lascivi, ma dalle importanti conoscenze. Di solito non si sarebbe lasciata usare così, e mai avrebbe girato per quella squallida periferia, diretta verso qualche altrettanto squallido albergo, o chissà dove. Ma lui l'avrebbe presentata a un po' di membri dello spettacolo, le aveva detto. E lei sapeva che lui ne aveva la possibilità. C'era da vedere se avrebbe mantenuto la parola. In caso contrario, mai più avrebbe potuto frequentare una delle sue puttane. Difficile rimediare a certe menomazioni.
Chandra lo osservò sotto ad un lampione balbuziente di quella strada di periferia. Si teneva bene, ed aveva un aspetto curato. Ma nessun abito e nessun dopobarba avrebbe potuto fare la differenza. Niente avrebbe potuto nascondere quegli occhi piccoli ed acquosi, infidi. E nonostante le buone maniere, rimaneva solo un vecchio a caccia di ragazzine, che quella sera aveva voluto concedersi un piacere di lusso. E quel piacere, era Chandra.
Chandra, meravigliosa come sempre, e più provoncante e sensuale del solito, in equilibrio sugli alti tacchi, il corpo perfetto fasciato da una corta mini ed una canottiera ardesia, i capelli legati in una lunga treccia corvina.
Chandra, l'incarnazione del peccato stesso, fulgida, nella notte nera.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 7/7/2009, 22:47




William osservò le due figure camminare lungo la via. C'era una donna con lui. Questo gli fece correre un brivido lungo la schiena. Avrebbe dovuto colpire e scappare immediatamente,non voleva neppure incrociare il suo sguardo. Strinse saldamente il rasoio per poi incamminarsi,mimetizzato nell'oscurità. I lampioni non lo preoccupavano per nulla,avrebbe saputo evitarli e la sua velocità avrebbe fatto il resto. Velocemente compì un balzo atterrando a poca distanza dall'uomo per poi tendere il rasoio. Fu un attimo. Con movimento veloce la mano passò dinanzi al suo collo mentre l'altra afferrava per i capelli quel vecchio bastardo. Un secondo dopo uno squarcio rosso si era aperto sulla sua gola. William ritirò la mano portandola al fianco mentre l'uomo cadeva in ginocchio accasciandosi poi a terra. Il RagnoLupo era pronto ad allontanarsi ma improvvisamente alzò la testa incrociando lo sguardo della donna. Proprio ciò che voleva evitare...Ma quello sguardo...non era lo sguardo normale di una di quelle puttanelle che questi vecchi sudici frequentavano di solito..Era diverso. Uno sguardo diverso che lo inchiodava al suo posto,lì dove era ora...

 
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†.Doll.†
view post Posted on 7/7/2009, 23:12




Qualcosa non andava. Qualcuno li seguiva, ne era certa. I suoi sensi felini erano all'erta, e i suoi occhi cristallini scrutavano dell'ombra.
Ma era distratta dalla mano dell'uomo, che tentava di insinuarsi sempre più sotto alla stoffa attillata. Una sensazione sgradevole anche per lei, che era abituata a certi comportamenti.
E fu un attimo. Un tonfo leggero, e una figura sembrò materializzarsi dal nulla. Un attimo, e dalla gola del suo cliente sgorgo un fiotto rosso che la colpì per l'odore squisito e dolciatro. Sangue. Con un cupo gorgoglio cadde a terra, la faccia immersa nella pozza vermiglio.
Chandra lo vide. E i suoi algidi occhi incontrarono quelli dorati dell'assassino, e un basso ringhio animale le salì alla gola. Ma lui non la attaccò. E nei suoi occhi si accese una scintilla di un sentimento che Chandra tanto conosceva, e tanto amava.
Paura.
Paralizzato come un animale davanti ai fari di un'auto. La ragazza se ne compiacque, e il ringhiò sfumò in una risata dolce e un po' beffarda. Una reazione senza dubbio disarmante, date le circostanze.
Scosse lentamente la testa, come per rimproverare il ragazzo, scavalcando con cautela il cadavere dell'uomo ai suoi piedi, per non macchiarsi le scarpe. Tanto l'aveva già pagata. E di possibilità ne aveva trovate altre. Ma quella serata squallida le aveva offerto un ottimo giocattolo per farsi perdonare.
Si avvicinò all'uomo, ancheggiando appena, fino a quando non fu che a pochi centimentro da lui.
E fece scorrere un'unghia lunga e curata sul braccio dell'uomo che ancora reggeva il rasoio da cui stillavano rosse gocce di vita, che cadevano sull'asfalto consumato e sporco.
Continuava a guardarlo negli occhi, sorridendo maliziosa e pericolosa.
La sua mano si serrò forte contro il suo polso, e lei si avvicinò ancora di più, sussurrandogli vicino all'orecchio

Avanti... non hai finito il tuo lavoro... Manco io.
Il suo respiro caldo sfiorava la pelle di lui.
O hai forse paura? lo provocò.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 7/7/2009, 23:21




Brivido. Brivido lungo la schiena di un corpo mortalmente paralizzato. Quella donna..lo stava provocando. Non solo...era riuscita quasi di colpo a trovare il suo punto debole. Che lo conoscesse in qualche modo? Che avesse una qualche maniera di leggere i suoi pensieri? Di scrutarlo dentro? William non riusciva a muoversi mentre lei parlava..Lo sfidava a finire il lavoro. Riuscì a stringere i denti mentre la voce gli fuoriusciva smorzata...

-...Lui era colpevole..colpevole...tu no...una puttana vende sesso ma non fà del male ad alcuno ...Non ho valori cristiani..non me ne frega nulla...

Il tocco di lei sul suo braccio era come un rovente filo di ferro che gli fosse stato fatto passare sull'arto,lentamente..sempre più lentamente per fargli sentire un dolore più diluito e duraturo. Eppure era allo stesso tempo piacevole e assuefante. In quel momento William seppe di essere totalmente inerme e senza difese e quella donna gli sembrava proprio il tipo di persona pronta a intrappolare qualcuno nella sua rete per poi divertirsi con lui una volta che questo si trovasse impotente nelle sue mani. Ora la vittima era lui e senza troppo sforzo lei era giunta al suo punto debole,che lui non riusciva neppure a mascherare ora che era totalmente in sua balia.

 
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†.Doll.†
view post Posted on 8/7/2009, 00:06




Dalle sua labbra uscì una risata sommessa, divertita.
Potere. Lo assaporava rendendola euforica. Le scorreva nelle vene, come un brivido caldo, come fuoco strisciante, le risaliva lungo gli arti, riempiedola di piacere.
Potere. Quasi meglio del sesso.
Fece scorrere divertita un dito lungo il suo petto, mentre lui parlava. E insieme alla sua mano, sentiva i fili muoversi. I fili del suo nuovo burattino. Che strani esseri gli uomini! Scrutò il ragazzo. Ed ecco il feroce assassino diventato il passatempo di una ragazzina. Ecco il predatore diventare preda.

Puttana? Passò lentamente la lingua sulle labbra morbide. Ti sbagli.

Eppure...tu hai paura di me.. di quella che reputi una puttana. Dimmi.. cosa ti spaventa, tesoro? L'unghia calcò appena di più sulla pelle, lì dove aveva appena fatto scorrere il dito.

La tua ingenuità fa quasi tenerezza. Fa quasi tenerezza sapere che hai basato tutta la tua esistenza su simili principi morali. Su simili ipocrisie.
Lasciò la presa del suo polso, e passando lentamente la mano lungo il suo braccio, risalì fino al bavero della giacca, giocherellando con la chiusura. Era vicina, troppo vicina; i loro corpi si sfioravano. Una distanza insopportabile, per chi non è abituato al contatto fisico. Una distanza insopportabile, se ad essere così vicino c'è una persona che temi.

"Colpevole" arricciò il naso, e sussurrò sorridente ..e dimmi chi non lo è? Se colpevole è ciò che si allontana da dei principi, come suppongo tu abbia... Io sono colpevole... Io sono il peccato stesso, io sono l'antitesi di ogni tuo valore.

Ma ciò che mi chiedo è: sai di essere colui che più al mondo merita di veder mondate le sue colpe da quel rasoio?

Chiese, infida come il Serpente che tentò Eva.
Adorava metterlo in crisi. Voleva distruggerlo, lentamente. Senza fretta, incrinare piano piano ogni sua certezza, fino a mandarlo in frantumi. Era un passatempo divertente, per la serata. Delicatamente, prese la sua mano che stringeva il rasoio sporco di sangue. La lama scintillò di rubino e argento. Era vicina al volto di Chandra. Lei chiuse gli occhi, assaporando quell'odore, poi di scatto gli riaprì e guardò per un istante il ragazzo. E leccò la lama insanguinata, sentendo il sapore rugginoso del sangue in fondo alla gola.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 8/7/2009, 21:51




Impotente. C'era un altro modo per descrivere come si sentiva in quel momento? Incapace di fare alcunchè mentre lei giocava con lui. Le sue parole poi lo martellavano perchè andavano a colpire con precisione chirurgica sulle sue certezze,i suoi principi,sgretolandoli come fossero fatti di sabbia tenuta assieme solo perchè bagnata. Paura? No non era paura di lei,o forse si. Era come se avesse paura del suo contatto,del contatto fisico con una donna. Poi erano arrivate quelle parole,le parole che avevano distrutto i suoi principi morali man mano. Li aveva chiamati ipocrisie. Aveva sostenuto che lui stesso sarebbe dovuto diventare vittima del suo rasoio. Ora la vedeva leccare il sangue sulla sua lama e ora si sentiva quasi morire. Nuovamente inerme. Impotente ed inerme. Ogni suo movimento era guidato da lei che sembrava divertirsi come un esperto che trova qualcosa di nuovo su cui provare le sue abilità. E lui era solo questo...un giocattolo oppure creta nelle sue mani.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 8/7/2009, 23:28




Lui non rispondeva. Forse non sapeva che replicare, forse non ne aveva le forze.
Quando un animale si trova messo alle strette, non si sa mai come potrà reagire. Può attaccare, e diventare violento e rabbioso, per proteggere se stesso.
O può immobilizzarsi. Il suo cervello pare incapace di reagire, di elaborare una strategia di difesa.
Così come quello del ragazzo in quel momento.

E in quel momento dai toni così surreali - la ragazzina che gioca con l'assassino, mentre un cadavere giace ai loro piedi, in una polla di luce singhiozzante - le si affacciano alla mente le parole di una delle sue canzoni preferite.

"Master of Puppets I'm pulling your strings
twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing"


Incredibile come nel testo di una canzone possa specchiarsi l'esistenza di una sconosciuta.
Come uguali pensieri potessero attraversare le menti di persone così diverse, era un delizioso mistero, per lei.

Ma con il ragazzo, non aveva ancora iniziato a fare sul serio. In fondo lui le piaceva. C'era un che di nobile, in quello che credeva, e di dolce nelle sue paure e nella sua fragilità. Si, voleva annientarlo, con tutta se stessa. Voleva lasciare un marchio indelebile nell'animo di lui, affinchè non la potesse mai e poi mai dimenticare. C'era qualcosa di intimo, in quel gesto, in cui lei donava il proprio eterno ricordo.
Tornò ad ammirare la lama del rasoio. Lui non aveva opposto resistenza, quando lei aveva guidato la mano che lo reggeva.
Chissà fino a che punto poteva spingersi... chissà fino a che punto poteva fargli male... Poteva sprofondare in abissi di crudeltà e di dolore così profondi da farle venire le vertigini, e girare la testa.
Così con delicatezza ma decisione, sfilò il rasoio dalle sua mani, e si avvicinò ancora di più. Con un braccio gli cinse la vita, premendo il suo corpo esile contro il suo; l'altro braccio, quello in cui teneva il rasoio, lo passò intorno al suo collo, come in un abbraccio. Ma un abbraccio pericoloso. E appoggiò l'arma sulla delicata pelle del collo, premendo appena.

Povero ragazzo....

Mosse il braccio, e la lama incise appena la carne, lasciando dietro di sè una leggerissima striscia rossa, come a tracciare i movimenti del rasoio.
Il volto di Chandra era quasi appoggiato sulla sua spalla, e non poteva vederlo in faccia. Peccato.

Leziosa sussurrò nel suo orecchio.

E' una bella arma, sai - mormorò guardando il rasoio - Ma questa tua lama, vessilo dei tuoi stessi principi, della stessa lotta a cui hai immolato la tua vita... potrebbe essere la tua condanna. Potrebbe essere la tua redenzione, qui, stanotte.

Il cuore le batteva forte, gustando il momento

Potrei sgozzarti in questo momento... e poi potrei sventrarti... Martoriarti la carne, come a uno dei colpevoli a cui ti piace tanto dare la morte... Io, una puttana... Potrei regalarti un posto all'Inferno che meriti


 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 8/7/2009, 23:51




Il rasoio sulla sua gola. Lei che con un movimento avrebbe potuto porre fine alla sua vita. Un leggerò bruciore alla gola e una striscia rossa che leggera si apriva sulla sua gola come a dargli un assaggio di quel dolore. E lui che cominciava leggermente a tremare...Gli occhi che si facevano quasi umidi mentre sentiva quasi le lacrime calare sulle sue guancie. Glie lo aveva dimostrato fin troppo bene. Era più forte di lui e ora la sua vita era nelle sue mani,senza che lui potesse far nulla se non implorare per aver salva la vita. Sarebbe stata quella la massima vittoria per quella donna? Lui che credeva di poter fare tutto..di potere decidere della vita degli altri e di passarla sempre franca grazie alle sue abilità,ora avrebbe implorato una creatura che sembrava molto piu debole di lui ma che invece si era dimostrata molto più forte. Immensamente più forte tanto che lui non avrebbe potuto neppure sfiorarla e se lei avesse provato a ucciderlo qui e ora non avrebbe reagito.

-Non....voglio morire....

Disse William con voce rotta mentre continuava a sentire la leggera pressione del rasoio sul suo collo,il tocco del corpo di lei contro il suo.

-Hai....vinto....non uccidermi....

Continuò lui sentendosi alla stregua di un verme ma non solo...completamente svuotato. Battuto. Battuto da qualcuno che rappresentava il male stesso contro il quale combatteva. E se così doveva essere,se c'era qualcuno che poteva compiere tale male senza che lui potesse fargli alcunchè...a cosa serviva la sua missione? Che scopo aveva tale crociata personale? Che scopo aveva la sua esistenza?
 
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†.Doll.†
view post Posted on 9/7/2009, 00:51




Aveva vinto. Aveva vinto. Il pensiero continuava a baluginarne nella mente, senza che lei riuscisse davvero a capacitarsene. Il suo piccolo gioco si era già rotto.
C'era voluto così poco, ad infrangere quell'ego di fragile cristallo.
C'era voluto così poco, e lei ne fu quasi irritata. Avrebbe dovuto resistere di più, per permetterle di divertirsi ancora. E l'irrazionale istinto di fargliela pagare per questo la possedette. Avrebbe potuto ucciderlo comunque, nonostante le sue suppliche. Sarebbe stata la massima umiliazione. Poteva farlo, lui era in suo potere, ed era una consapevolezza meravigliosa e disarmante.
Lei poteva fare di lui ciò che voleva.
Controllo assoluto.
Stupendo.
Sentiva la sua vita pulsarle sotto le sue mani, percepiva il potente battito del cuore sotto alla pelle, e il corpo scosso da un leggero tremore.
Un gesto. Sarebbe bastato un gesto, per porre fine a tutto quello. Per porre fine ad un'esistenza.
E le sue mani si sarebbero finalmente macchiate di sangue umano. E sarebbe stata quello che sapeva scritto nel suo futuro già da tempo. Sarebbe stata un'assassina.
Era un'occasione meravigliosa. E la sua vittima sacrificale, era proprio lì, davanti a lei, piangente ed implorante.

Cosa mi impedisce di farlo? Le tue inutili suppliche, forse?
replicò.

Voleva saziarsi del suo sangue e delle sue lacrime. Voleva divorare la sua vita.
Il bracciò che reggeva il rasoio si tese, e si allontanò appena dal collo del ragazzo, pronto a vibrare il colpo fatale.
Ma il colpo non arrivò. La ragazza si allontanò appena da lui, sciogliendo l'abbraccio, per poterlo guardare in viso, su cui le lacrime splendevano come piccole perle d'oro sotto alla luce gialla.

No, non lui. Non doveva essere lui, il primo. Perchè mai aveva trovato tale paralizzante sottomissione, in una delle sue vittime. Lui sarebbe vissuto. Lui sarebbe diventato il suo giocattolo preferito.

Voleva umiliarlo fino in fondo, per provare se era degno di vivere, degno di diventare la sua marionetta.
Se devi implorarmi, fallo per bene... E forse ti risparmierò la vita. Rinnega ogni tuo ideale, tesoro.
Apri gli occhi.
Perchè dovunque fuggirai, sarà sempre Inferno. Perchè tu sarai il tuo stesso Inferno.

Sorrise, sadica, puntando il rasoio verso di lui, come una regina con il suo scettro.
E ora, in ginocchio. In ginocchio ai piedi di una puttana. In ginocchio ai piedi di quella crapula di peccati che tanto disprezzi.
In ginocchio ai piedi del Male stesso.


Le sfuggì una risata cattiva

Su, avanti...da bravo cagnolino.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 9/7/2009, 22:19




William sentì quella richiesta detta con fare perentorio. L'ultima potente sferzata al suo orgoglio quello che avrebbe sancito la via del non ritorno. Quello che avrebbe inequivocabilmente messo a nudo la sua impotenza di fronte a lei. Ai piedi di una puttana aveva detto. Questo colorava di una nuova dimensione umiliante quello che gli aveva ordinato. Un gesto di totale sottomissione,lì lungo quella strada. Un gesto di resa totale a tutto ciò contro cui lottava. Da allora sarebbe stato un oggetto fatto di materia flessibile nelle sue mani,le stesse mani che ora reggevano il suo rasoio e che avrebbero potuto ucciderlo in qualsiasi momento. Sentì le ginocchia diventare di fragile materia,lo sguardo abbassarsi. Improvvisamente la sua visuale passò dal suo petto alle sue gambe fino ai suoi piedi mentre capiva di avere fatto quasi inconsciamente ciò che lei gli aveva ordinato. Il naso toccava l'asfalto della strada,le lacrime si ritiravano per poi tornare lente a scorrere lungo le guancie. Ormai non aveva più nulla,certezze, ideali...nulla. Solo vuoto,vuoto e umiliazione. Di questo era fatta ora la sua esistenza,la sua mente stessa. Pregna come un panno bagnato di umiliazione e sottomissione nei confronti di quella donna che con poche abili mosse lo aveva ridotto in quello stato pietoso.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 10/7/2009, 13:24




La sua risata si perse nell'aria calda della notte intrisa dall'odore dolciastro del sangue.
Lui era prostrato ai suoi piedi, sottomesso, succube alla ragazza.
Gli occhi chiari di Chandra brillavano luminosi, e il bellissimo volto era contorto in un sorriso radioso, crudele, che ne distorceva i tratti. Non era più la stupenda fanciulla dagli occhi di cristallo. Era quasi una creatura infernale, irreale, che irradiava lascivia e sadica gioia.
Era la bestia che nascondeva nel cuore, il mostro che abitava sotto la sua pelle di seta.

Ma come siamo docili...

Avanzò verso il ragazzo, abbassando il rasoio. Si accostò a lui, e si chinò in avanti, appoggiando le mani appena sopra le ginocchia, guardandolo divertita. La lunghissima treccia scura scivolò in avanti, sfiorando il suolo sporco.
Si bloccò per un attimo, pregustando ciò che stava per fare.
Lo afferò per una ciocca di capelli, tirando e piantando le lunghe unghie laccate di argento come artigli di brillante metallo nel cuoio cappelluto.
Lo costrinse ad alzare il capo, e a guardarla negli occhi azzurri. Le unghie graffiavano la pelle, forse stava sanguinando, ma la folta massa di capelli di lui le impediva di capirlo.

Dopo stanotte, niente sarà più come prima. Dovresti ringraziarmi...perchè ti ho aperto gli occhi sulla verità. Devi essermi grato... e riconoscente.
Io sarò il tuo maestro.
E farò in modo che tu non possa mai dimenticare questo tuo debito.
Io sarò il tuo incubo.


Abbassò ancora di più la voce,avvicinandosi ancora, e sibilò nel suo orecchio

Io sarò la tua Padrona.
Ed è così che tu mi dovrai chiamare, piccolo cagnolino randagio.
Mi prenderò io cura di te...

Ma uscendo dalle sue labbra appena schiuse, questa frase si riempì di terribili e reconditi significati.

E ora, tesoro, dimmi il tuo nome. disse leziosa, sorridendo dolcemente.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 12/7/2009, 21:10




Un cane. Lo trattava alla stregua di un cane e lui era proprio questo che si sentiva se non qualcosa di ancora più infimo dinanzi a lei. Un cagnolino ubbidiente pronto a scondinzolare appena il padrone gli fà un cenno. O in questo caso la padrona. Si era così che si era definita,la sua padrona,e lui sentiva tutto il peso di questa parola gravare su di lui e sul fatto che non poteva nulla per opporsi. La sua intensa e sentita crociata era andata a fermarsi,sbattendo contro uno scoglio quanto mai duro. Quella ragazza che non era affatto normale,lui lo sapeva,e non era neppure normale l'effetto che aveva su di lui. Un incubo. Aveva agiunto pure questo,sarebbe stata un incubo e gli avrebbe aperto gli occhi. Gli occhi...su cosa? Su quale distorta e sadica realtà?. La domanda della ragazza arrivò subito dopo. Il suo nome..Voleva il nome del suo nuovo schiavo.

-William.......William Bailey...

Lo pronunciò quasi come se ne fosse schifato. Oramai anche quello apparteneva a lei come tutto il resto di lui...Glie lo aveva ora consegnato,e presto sicuramente lo avrebbe fatto con ogni suo segreto finchè lei non lo avesse spogliato di tutto quanto,asservendolo totalmente e lasciandolo senza nulla che fosse solo ed esclusivamente suo. E lui non avrebbe potuto far altro che imbracciare la frustrazione senza opporsi,poichè sapeva che oramai non poteva più farlo.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 13/7/2009, 00:40




William Bailey, Padrona lo corresse subito

William Bailey... ripetè tra sè, soppesandone il suono, continuando ad affondare le unghie nella delicata pelle del cranio. Un nome legato alla volontà Ghignò guardando il ragazzo. Non molto azzeccato, direi

Conoscere il nome di una persona, voleva dire esercitare una qualche forma di controllo su questa. Il nome determina l'identità, chi è una persona. Strappando il loro nome dalla bocca delle sue vittime, Chandra si sentiva come se rubasse una parte della loro identità, qualcosa di privato ed intimo.

L'ha scelto tua madre, il tuo nome? chiese fingendo un barlume di interesse ...Per averti dato un nome del genere, doveva aspettarsi grandi cose da te... Povera donna...chissà come è rimasta delusa... Chiuse gli occhi e scosse la testa, facendo schioccare la lingua in segno di rimprovero.

Quando riaprì gli occhi, erano rischiarati da un pensiero crudele che le aveva appena attraversato la mente, come un lampo.

Sai, Will...se c'è una cosa che ho imparato nel mio contatto forzato con gli strizzacervelli, è che molti di loro tendono sempre a far risalire tutto al proprio rapporto con la madre. Ci hanno provato anche con me.

rise di quel futile tentativo. Aveva tentato in tanti, a curarla, a capire cosa c'era di sbagliato in lei. Ma lei era stata più scaltra. Lei aveva vinto anche contro di loro, che erano stati costretti a dichiararla perfettamente sana. Grave errore

Ma vedendo come temi le donne, come ti sottometti a loro... mi viene da domandarmi se nel tuo caso non derivi proprio da questo...
La tua povera mamma... come deve soffrire sapendo di avere un figlio come te...come deve disprezzarti, e odiarti... questo misero cagnolino, questo verme che striscia nella notte ubriaco di buoni, ipocriti propositi.
Sono sicura che è così... Lei ti odia, ti odia, con tutta se stessa... e tu, temi lei in realtà... fammi indovinare...lei non vuole più vederti? Forse potrebbe essere lei stessa a sgozzarti, se ne avesse l'occasione...la tua famiglia. Per rimediare all'errore che hanno fatto mettendoti al mondo.


Povero, povero caro... Forse sarebbe meglio se tu non fossi mai esistito

Lo carezzò su una guancia.

Ma non ti preoccupare, prechè ora ci sono io. E come mio cane, la tua esistenza finalmente avrà uno scopo...nel servirmi.
 
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ThePumpkinKing
view post Posted on 13/7/2009, 02:22




Sua madre. Ricordò il suo volto. Ricordò lui che studiava,leggeva,sperimentava. E lei che lo guardava da dietro la porta socchiusa. E gli tornò in mente quel ricordo che aveva rimosso. Quando sveglio durante la notte udì i suoi parlare...dire che era un ragazzino difettoso..che sua madre avrebbe preferito che fosse diventato come tutti gli altri,un bambino che usciva...che si divertiva,che parlava con le ragazze...non un misantropo. Difettoso...difettoso...Lo aveva chiamato così e lui era uscito fuori...era uscito come voleva lei e si era fatto un tatuaggio come quello che portavano tanti..un ragno...e i suoi si erano arrabbiati..e lui allora era fuggito..era incappato in quel demone e poi...poi la follia. Sua madre. Sentì gli occhi nuovamente lucidi mentre lei gli diceva che mai sua madre lo aveva voluto. Che lo odiava. E lui sentiva quelle parole scavare nel suo animo,toccarlo ancora una volta nel profondo e abbatterlo con una forza incredibile. Improvvisamente le lacrime si fecero più copiose e lui sconvolto si raggomitolò quasi su se stesso strisciando ai piedi di lei e continuando a singhiozzare mentre ogni tanto ripeteva istericamente

-Non...è vero...non è vero...Io...Difettoso....lei...lei mi odia...lei non mi odiava...lei non mi odia...mi odia..no...non mi odia..non è vero...

Frasi senza senso uscivano appena accennate dalla sua bocca mentre sentiva la sua mano carezzarlo come fosse davvero un cane mentre lui strisciava penoso e sconvolto ai suoi piedi,sull'asfalto pregno di sangue.
 
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