Il capobranco e la cucciola

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view post Posted on 7/7/2009, 18:40
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Taka "Scar" Khan




Il tiepido sole del pomeriggio illuminava il grande parco dell'istituto, oscurato per pochi minuti dalle nuvolette che chiazzavano di bianco il cielo azzurro. Le stesse correnti che muovevano le nuvole lassù v'erano anche in terra, anche se in forma di una lieve brezza che appena muoveva le foglie degli alberi, senza neanche scompigliare i capelli di chi passeggiava all'aperto. Insomma, il clima perfetto per il riposino pomeridiano all'aperto. Su uno dei tanti alberi del parco del Blank sonnecchiava Taka, sdraiato su un ramo abbastanza grande e robusto da sorreggere la sua mole. Stava bello spaparanzato alla penombra delle fronde, con il corpo ben allungato e la maglia che, tiratosi su, mostrava parte del suo tronco ampio e muscoloso, il braccio lungo era steso in avanti sul ramo, mentre quello sinistro era piegato a mo di cuscino, su cui appoggiava il viso, mentre una gamba come il braccio era bella stesa, mentre l'altra penzolava in bella vista dal ramo. Tra le fronde di lui si poteva vedere sono un piede nudo e rispettivo polpaccio non coperto dai jeans che arrivavano a metà ginocchio. La folta massa si capelli neri si lasciava carezzare dalla brezza, come fosse un cullare che conciglia il sonno, mentre il viso è sereno nella sua pennichella. Ormai coloro che frequentano da tempo l'istituto sono abituati a vedere il signor Khan dormicchiare un po' ovunque, anche per più di 8 ore consecutive, ma certamente per i novellini è un personaggio alquanto strano, soprattutto quando si dedica ai suoi pisolini nella guardiola dei bidelli viene preso per un lavativo poco di buono. In realtà è la persona che in organico conta di più lì dentro: il Vice Preside. Perchè quell'omone dall'aria assonnata e l'appisolamento cronico è il secondo più importante dopo Nicholas, anche se ci si chiede come un Vampiro e un Mannaro possano mai trovarsi in accordo su qualsivoglia cosa. Mistero che nessuno dei due ha molta voglia di rivelare, anche perchè uno di questi passa l'80% della propria giornata a dormire. Esattamente come ora.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 7/7/2009, 21:29




Chandra Mayju



La ragazza camminava leggera sull'erba e sulle timide margherite che si affacciavano tra gli steli smeraldini. Che fiore volgare, la margherita. Così comune, e banale. E non c'era nulla di peggio della banalità a questo mondo. Gli eccessi, nel bene e nel male, nel bello e nel brutto, erano preferibili al grigiore monotono della mediocrità. Gli eccessi avevano fascino. Le cose banali, no.
Si chinò per strappare una piccola corolla biancastra. Continuò a camminare, lentamente, vagando per il giardino. Poco lontano c'era un'albero particolarmente frondoso, e lei persa nei suoi pensieri, con la piccola margherita che sfiorava la stoffa color fiordaliso della lunga gonna che indossava, si avvicinò e senza neanche guardare in su, distrattamente, si issò agile sul ramo più basso. Appoggiò la schiena contro il tronco scuro e rugoso. Ne sentiva la corteccia a contatto con la pelle scura della schiena, lasciata scoperta dal corto e attillato top che portava, decorato con piccoli campanelli dorati, che tintinnavano tenui ad ogni suo movimento. Se solo si fosse guardata intorno, avrebbe notato l figura appisolata qualche ramo più in alto. Ma Chandra chiuse gli occhi, godendosi la frescura dell'ombra, e con entrambe le mani portò delicatamente la margherita al viso, annusandola.
Storse il naso.
Ricordava poco e niente della sua vita in Nepal, ma in quei momenti, chiudendo gli occhi poteva ancora sentire il dolce profumo della magnolia, vedere la grazia delicata dell' orchidea e ammirare la perfetta geometria della camelia e il rubicondo bombax in fiore.
Odori e immagini di un passato remoto, sfocato come un sogno. Ricordi lontani, con il dolce sapore dell'infanzia, e di tempi ormai dimenticati. Un volto confuso che la sollevava in braccio per permetterla di annusare un fiore rosato di magnolia. Braccia sicure e protettive. Le braccia di sua madre.
Il ricordo sfumò, e si dissolse, ma Chandra non riaprì gli occhi. Sapeva che se gli avrebbe aperti sarebbe stata di nuovo a Londra, al Blank Institute. La sua nuova casa.
La passaggiata partita come una piccola esplorazione si era trasformato in un tuffo nel passato. In quel passato pieno di segreti, e doloroso. Quel passato dimenticato. Ma Chandra sapeva che se un giorno fosse riuscita a ricordare, se fosse riuscita a ricordare cosa era successo alla dolce bambina che annusava i fiori in braccio alla sua mamma, sarebbe riuscita a capire come era potuta diventare la donna spietata e crudele che quel giorno trovava rifugio dal raro sole inglese tra bassi rami frondosi e ricordi.
 
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view post Posted on 7/7/2009, 21:55
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Chissà cosa sognava l'omone spaparanzato sul ramo più in alto. Forse sognava di correre con il branco lungo le distese della prateria, sognava la tribù o forse le lotte senza quartiere nello Zaire, quello che oggi è conosciuto come la Repubblica Democratica del Congo, questo un poco anche grazie a lui, visto che ha dato il sangue per la causa dei ribelli alla cleptocrazia. I segni di quella vita sono impressi in varie cicatrci nel corpo, soprattutto di proiettili e qualche arma da taglio. Una ferita da arma da fuoco è sul piede che penzola sopra la testa della piccola mannara, ovviamente qualche metro più in alto.
Un tintinnio di campanellini.
Che strano rumore, gli era nuovo, non entrava nella sua routine di rumori.
Forse quel tintinnio lo svegliò dal suo status di dormiveglia, più dormi che veglia, o forse è il fatto che dorme su quel ramo da prima dell'ora di colazione, fatto sta che aprì gli occhi verdi, chiudendoli subito per via del sole, quindi porta le ampie mani a stropicciarseli. Si esibisce in un ampio e rumoroso sbadiglio, posizionandosi a sedere a cavalcioni sul ramo, facendo penzolare entrambe le gambe.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 7/7/2009, 22:50




Non voleva sentire niente. Voleva sprofondare ancora un po' nella sua mente. Lì, da sola. Dove non avrebbe dovuto sforzarsi per incantare nessuno, non avrebe dovuto combattere per essere temuta, e per essere amata.
Ma il mondo complottava contro di lei. Un'ombra - non quella delicata e mutevole delle foglie e delle nuvole, ma un'ombra più intensa- oscurò le sue palpebre splendenti di sole.
Un'ombra, e un sonoro sbadiglio.
Aprì gli occhi, irritata, alzando appena lo sguardo . E davanti a lei, anzi, sopra di lei, sospese per aria, vide un paio di gambe penzolare appena sopra la sua testa.
Si spostò di scattò in avanti sul ramo, per non capitare nella traettoria di quei piedi sconosciuti, e solo allora guardò in su, e vide l'uomo appollaiato sul ramo, e un baluginio smeraldino tra le grandi mani che strofinavano gli occhi con vigore.
Un bell'uomo, a quanto può vedere da quella prospettiva svantaggiosa, ma al momento questa constatazione non le interessa.
Lei voleva solo un po' di solitudine.

Neanche sugli alberi si può stare tranquilli, adesso?

chiede indispettita. Lei è arrivata dopo, certo...ma quello era il suo albero. L'intruso, per qualche irrazionale ragionamento, era lui, e non lei.
 
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view post Posted on 7/7/2009, 23:03
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Si posò una mano sullo stomaco, dalla stretta delle budella pareva che avesse saltato qualche pasto fondamentale della giornata, vitale per uno con una stazza come la sua, nonostante l'apparente mancanva di moto. Sarebbe dovuto andare da quella simpatica signora della cuoca a chiedere di farsi preparare qualcosa di buono, sicuramente non gli avrebbe detto di no. Era una donna tanto paffuta quanto simpatica, amava il suo lavoro e il cibo, amore che si rispecchiava nella bontà dei suoi piatti.
Già il suo servello si pregustava l'abbuffata quando la voce di Chandra lo riportò al presente, facendogli abbassare lo sguardo.
Non aveva mai visto quella ragazza, probabilmente era una nuova studentessa appena ammessa dal quel senza odore di Nicholas. La guarò per qualche lungo attimo, con aria assonnata, prima di risponderle.
"Veramente io dormo qui da sta mattina, come faccio più o meno dalla fondazione della scuola."
Quel ramo era uno dei suoi posti preferiti perchè era uno dei pochi che potesse reggere il suo peso e accogliere il proprio corpo. Lo aveva battezzato dal primo giorno con ben nove ore di pisolino initerrotto, almeno finche il Preside non gli aveva ululato di smettere di poltrire e fare qualcosa di utile alla scuola. Disturbatore della quiete.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 8/7/2009, 13:31




Chandra corrugò la fronte. Quell'uomo dall'incredibile rilassatezza era quanto meno bizzaro. Ne osservò gli occhi d'un vivido verde e la lunga cicatrice che ne deturpava il volto regolare. Caratteristiche che facevano pensare a un temparamento dinamico, e un passato ricco di storie, e di avventure, ma che stridevano con l'esasperata flemma dell'uomo.
La ragazza lo guardò, accavallando le gambe e sistemandosi meglio sul ramo, come un'amazzone. Poi, in quell'equilibrio precario, iniziò a far scorrere una mano tra i lunghissimi e lucidi capelli scuri, pettinandoli. Quell'uomo non le piaceva. O meglio, non riusciva ad apprezzarlo. Con il suo aspetto, con quella luce negli occhi, avrebbe potuto fare grandi cose. Non era uno stupido, lo vedeva. Eppure, peccando di pigrizia, aveva sprecato - a dir suo- tutto il giorno poltrendo su quel ramo.

Sorrise scoprendo i denti acuminati.

L'accidia è uno dei 7 peccati capitali, non lo sai? Dicono che si possa finire all'Inferno per un peccato del genere
ridacchiò, capziosa.
 
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view post Posted on 8/7/2009, 13:49
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Forse il suo eccesso di movimento anni prima portava all'eccesso di non movimento odierno. Oppure era semplicemente la sua pigra parte felina che veniva fuori dirompente in questo periodo di calma pace.
Alzò un sopracciglio scuro al dire della ragazzina, sempre con la solita aria assonnata in volto.
"Ah si? Beh, allora io andrò all'Inferno anche per aver peccato di pigrizia e di gola, oltre che per tutta un'altra serie di cose."
Spiega, prima di esibirsi in un altro sbadiglio.
"Sempre che esista, ovviamente."
Quindi appoggia le mani sul ramo, stringendolo bene, per appoggiare prima un piede sempre sul ramo, poi l'altro piede. Una mano è davanti ai piedi, l'altra dietro di se. Quindi, con calma, alza il sedere dal ramo, cercando di rimanere in equilibrio tra mani e piedi. Ci riesce, conosce quell'albero come le sue tasche. Allunga una mano verso l'alto, cercando un ramo come appiglio, presto lo trova. Anche l'altra mano lascia il grande ramo, per permettere alle ginocchia prima piegate di distendersi, facendolo alzare in piedi.
Quel tizio era veramente molto alto, sicuramente olte i due metri d'altezza, alcuni così lunghi potevano apparire fragili come ramoscelli, non lui.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 9/7/2009, 00:20




Dopotutto niente di più meravigliosamente spontaneo del peccato esiste nella natura umana, credo...ghigna, torcando il collo per riuscire a vedere l'uomo, ora parecchio più in alto di lei
...E se i peccati ...non hanno ancora ornato con i loro piacevoli disegni la banale trama dei nostri miseri destini, è soltanto perchè l'anima nostra, ahimè, non trova sufficiente ardire
Le viene quasi automatico recitare. Baudelaire come al solito si rivelava un sublime maestro a cui ispirarsi, e dai cui imparare.
Il collo inizia a farle male, e agilmente allunga le mani, aggrappandosi al ramo sopra di lei, e tirandosi in piedi salta su un paio di rami, fino a trovarsi più o meno alla stessa altezza dell'uomo, ma ancora seduta a cavalcioni, osservando quell'uomo troppo vecchio per essere uno studente e troppo bizzarro per essere un professore.

Ma per quanto abbandonarsi ai piaceri del peccato sia un'attività degna del più grande rispetto, cosa ci fa in cima ad un albero?
Chiese, con una vena di leziosità nella voce suadente.
 
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view post Posted on 9/7/2009, 13:00
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Probabilmente Taka non sa neanche chi sia questo Bau...baucome? Baud...Baudqualcosa, sicuramente, quindi non coglie la profondità e la poesia delle citazioni di Chandra, ma non essendo stupido ne coglie il significato. Fa spallucce, come se poco gli importasse, farsi certi problemi filosofici non è da lui. Ecco, si potrebbe definire una persona con i piedi per terra, nonostante tutto. Non stupido o ottuso, no, questo mai, solo poco incline ai voli pindarci.
Osserva la ragazza arrampicarsi fino ad arrivare più o meno al suo livello, senza staccare il suo sguardo assonnato da lei. Ora, oltre la cicatrice in volto, per ella ne sono visibili altre, come quella chiaramente d'arma da fuoco sul dorso del piede sinistro e i segni di una ricucitura nel poplaccio destro.
"Dormivo."
Riponde semplicemente, con la sua voce profonda e dal tono basso ora meno impastata dal sonno, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. In effetti era quello che stava facendo, no?
 
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†.Doll.†
view post Posted on 10/7/2009, 12:45




Soffiò via una ciocca ribelle dal volto, togliendo una foglia rimasta impigliata nei lunghissimi capelli, una profumata cascata nera che scendeva lungo i rami dell'albero.

Lei è estramanente pragmatico.

Commentò, con una risata flautata.
Un atteggiamento che non le piaceva, anche se non lo diede a vedere. Privava ogni cosa di poesia, il pragmatismo. Soffiava via quell'aura di unicità, di sublime con cui Chandra amava circondare ogni avvenimento. Specialmente la caccia.

Io, comunque, sono Chandra.

Tese una mano dalla pelle morbida carica di anelli. I bracciali d'oro tintinnarono appena urtandosi

E' un piacere fare la sua conoscenza.

Non era proprio vero, ma la buona educazione le imponeva di comportarsi così. Ma anche se non ci fosse stata l'etichetta, avrebbe risposto così comunque. Lei non voleva risultare sgradevole a nessuno. Lei voleva essere ammirata, e adorata.
.
Ma...immagino che lei non sia pagato per dormire insinuò poi.

I suoi occhi erano fissi sulle sue cicatrici. Sapeva che era un atteggiamento maleducato, ma non poteva farci niente. Non poteva distogleire lo sguardo.
Cicatrici significano lotta.
Forse dietro quella voce assonnata si nascondeva molto di più.
 
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view post Posted on 10/7/2009, 23:41
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Annuisce alla definizione di Chandra. Si, è così, lui è pragmatico. Ha scoperto che girare attorno alle cose è solo una perdita di tempo, porta a tentennamenti, arrivare subito al sodo invece è segno di convinzione e decisione. Di forza, si. E come può un leone nello spirito come lui non voler dimostrarsi forte? Partiamo da fatto che non ama mettersi in mostra, ma comunque è parte del suo essere. Sorride soddisfatto.
"Hai pienamente ragione."
Le dice, dandole del tu, diretto, senza calarsi tra convenevoli e cortesie, tra pizzi e intrallazzi. Semplice.
"Piacere Chandra. Io sono Taka."
Si presenta, ancora semplice e diretto, mentre si piega, staccando dal ramo una mano e portandola a strigere quella di Chandra. La mano di Taka è grande e scura, calda e dal palmo ruvido, segno di vita vissuta, con qualche calletto sulle dita. E, sol ora, se al naso fine della mannara arriva l'odore dell'uomo, cosa molto probabile, per la prima volta può annusare un odore maschio, animalesco e selvaggio, un odore adulto, uno di quegli odori che ti fa capire di avere davanti a te un tuo simile, simile ma non uguale. Entrambi felini ma di famiglie diverse.
Sbuffa alle insinuazioni della ragazza.
"Non mi pagano proprio, non voglio soldi...i soldi puzzano."
Fa una smorfia di disgusto solo all'idea.
"I soldi rendono pazza e cattiva la gente. La rendono stupida. Io non voglio essere pagato con i soldi, mi basta vitto e alloggio."
 
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†.Doll.†
view post Posted on 13/7/2009, 13:27




L'odore dell'uomo le arrivò con forza alle narici. Annusò l'aria, cercando di capire cosa l'aveva colpita. Era un odore selvatico, e che lei conosceva molto bene...era l'odore della sua pelle. Eppure allo stesso tempo, era radicalmente differente. Le narici si dilatorono al suo respirare profondo. Possibile che lui fosse come lei? Lo guardò, appollaiato con disinvoltura in cima a quell'albero, a riposare.
Un atteggiamento familiare, dopottutto. Un atteggiamento felino.
Probabilmente lui non riusciva altrettanto bene il suo odore, mascherato sotto agli olii profumati. Anche se non ne aveva mai incontrato uno, sapeva che molti Hunter iniziavano a girare per Londra. E lei, per quanto fosse curiosa di confrontarsi con uno di loro, odiava essere una preda. Lei era la cacciatrice.

Sorrise a Taka scoprendo i canini troppo sviluppati.
Dopotutto credo che noi due non siamo poi così dissimili...per quanto diversi disse sibillina.

CITAZIONE
I soldi rendono pazza e cattiva la gente. La rendono stupida.

sbuffò lui.

Chandra lo guardò sconvolta da una tale affermazione
Ma i soldi danno potere! E il potere è l'unico modo per essere amati e temuti...i soldi sono tutto nella vita.
E non sono mai abbastanza.

 
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view post Posted on 13/7/2009, 23:40
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Sorride lieve, riconoscendo quel modo di annusare gli altri, così tipico tra quelli come loro. Lui era vissuto assieme a due femmine della sua specie, riusciva a riconoscere in lei alcuni dei tratti tipici, non solo l'odore selvaggio, flebile sotto i vari oli profumati.
Taka la guardò storto, profondamente accigliato dalle affermazioni di lei.
"I soldi non portano potere, portando ad una maledetta scalata verso un maledetto potere irraggiungibile. I soldi usati in quel modo sono essi stessi maledetti. Lo hai detto tu stessa, non sono mai abbastanza. Sono una droga."
Quindi si sistema a sedere sul robusto tronco, lasciando penzolare i piedi e stringendo la stretta delle mani sul proprio appiglio.
"L'amore che si riceve pagando non è vero affetto, l'affetto non si compra, non è merce che si possa scambiare. "
Sorride nuovemente in sua direzione, però lo sguardo è serio.
 
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†.Doll.†
view post Posted on 14/7/2009, 17:30




Ovviamente lui non capiva. L'importanza dei soldi e del potere era un argomento su cui raramente Chandra riscuoteva successo. Dopotutto il suo pensiero si rifletteva nel suo lavoro di accompagnatrice. Lei faceva della propria presenza, delle relazioni che intesseva, un business. In quell'ottica, si che l'affetto poteva misurarsi in denaro.

A che serve, essere amati se non si è rispettati? se non si è temuti? rispose, appassionata, serrando involantariamente i pugni.

Dell'amore e dell'affetto io non me ne faccio nulla. Sono utili solo in quanto quando si è oggetto di amore, permettono di esercitare una discreta quantità di potere sugli altri. E se non si è amati, i soldi possono tranquillamente sopperire a questa mancanza.

E inoltre i soldi, in questo mondo in cui vige la legge del più forte, in cui si va avanti solo calpestando e nutrendosi degli altri come parassiti, per non finire a propria volta divorati, permettono di essere liberi.
E' la liberta che concedono la vera droga, ma chi mi può biasimare se voglio essere libera?
Perchè il denaro permette di non dovere mai chinare il capo davanti a nessuno, e di non subire mai le angherie della vita.


Il suo sguardo si incupì e si fece selvaggio, animale, e l'azzurro dei suoi occhi ardeva, mentre pronunciava quelle parole

 
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view post Posted on 25/8/2009, 22:30
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Taka la guardò, gli occhi verdi esprimevano preoccupazione per quella ragazza. Cosa doveva aver vissuto per fare simili ragionamenti? Perchè, a par suo, non erano normali per la sua età, doveva sicuramente trovarsi in una brutta situazione, con altrettante situazioni orribili alle spalle...e probabilmente anche il futuro non le si prospettava molto diverso, viste le affermazioni.

"Se si è amati non si è temuti, si è temuti se c'è odio e paura. Si è amati se c'è rispetto e comprensione."
Il suo tono sembrava quasi dolce, mentre si piegava di nuovo sul ramo, lasciando il suo appiglio precedente per appoggiare le mani dove erano anche i piedi.
"I soldi non donano la libertà, anzi, la tolgono. Danno l'illusione di poter fare quello che si vuole, ma in realtà è solo un circolo vizioso per avere altri soldi e nuova falsa libertà. Diventano la priorità e una ragione d'essere. Ti tengono in trappola."
Quindi prende a scendere dal ramo, passando a quello dove sta Chandra. Scricchiola appena sotto il peso del mannaro, ma non da segni di cedimento. Quindi Taka, allungando una mano per tenersi ad un ramo sopra la propria testa, avanza lento verso di lei.
"Io non ho mai avuto una moneta bucata in tasca, se non qualche spicciolo per un panino e una birra, ma sono libero, le mie ginocchia non si sono mai prostrarte davanti a nessuno. Il mio spirito è libero da qualsiasi dipendenza, anche quella dei soldi."
Era fiero, con la nera criniera che si muoveva appena al venticello che si era alzato tra i rami, che smuove anche le foglie. Si, un leone orgoglioso della propria razza e di quello che è, sicuro e apparentemente invincibile.
Riconosce quello sguardo, perchè lo ha visto in se stesso molte volte, soprattutto nell'adolscenza, ma essendo una creatura istintiva non lo abbandona mai.
"Tu non hai un branco, giusto?"
Chiede infine, dopo qualche attimo di pausa. Domanda che apparentemente non centra nulla con il discorso.
 
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14 replies since 7/7/2009, 18:40   232 views
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