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Mithra™
view post Posted on 28/5/2009, 12:03




Autrici: Mithra e Neera
Rating: A-rancione?
Genere: Malinconico, shounen-ai, introspettivo
Pairing: Kuroppi x Yuui (Kurogane x Fay)
Disclaimer: All rights reserved to Clamp© ossia “i personaggi non ci appartengono, purtroppo, indi per cui questa fan fiction non intende avvalersi di alcun merito riguardo l'esistenza di questi sopraelencati individui.”.
Note delle autrici: Spoilerone dal capitolo 153 in poi!
Quindi se non intendete rovinarvi il seguito, meglio che filate via! (ma anche no! X3 ).
Come al solito si spera in qualche misero commentino che fa sempre tanto tanto piacere!
Cibate le vostre scrittrici!
Enjoy the fic!

Broken


Non m'importa nulla
di chi muore e chi sopravvive
.”
Kurogane vol.1
Tsubasa Reservoir Chronicles



La prima volta che Kurogane lo vide, pensò che quel mago era insopportabile. Sorrideva, ma sembrava forzato a farlo, come se da quei sorrisi dipendesse la sua sopravvivenza.
Nei mondi successivi, quell’impressione si tramutò presto in certezza, ogni qualvolta vedeva il mago cadere nel profondo dei suoi pensieri, facendo scivolare via inconsapevolmente la maschera che rifilava ogni giorno ai ragazzi.
Di una cosa solo si era reso conto. Davanti alla principessa e al ragazzino, ciò non era mai successo. Pur dando segno anch’essi di intuire che c’era dell’altro dietro quei sorrisi goffi e stupidi, i ragazzi non avevano mai detto nulla. Lui, invece, non riusciva a trattenersi. Lui era un ninja, una spia, un killer professionista, e non era il tipo da lasciare che il mago lo prendesse per il naso.
Non tanto per i nomi, che già quelli erano fastidiosi di suo, ma proprio per il suo atteggiamento, che pareva sputare al mondo bugie, con ogni frase ed ogni sorriso.
Per un certo periodo, Kurogane si era spesso chiesto se, per caso, quel tizio di nome Fay (nome che, a suo parere, non gli si s'addiceva) non fosse stato in realtà un assassino. La sua abilità nel combattimento, gli sporadici momenti in cui mostrava una freddezza d’agire senza pari, le poche frasi che si lasciava sfuggire sul suo passato…
Tutto in quel mago sembrava urlare altro.
Per quanto avesse cercato di non farsi coinvolgere da quelle piccole verità, colte goccia per goccia, mondo dopo mondo, Kurogane si era presto reso conto di tenere a quel mago falso e introverso.
Tanto da far di tutto, pur di tenerlo in vita.
Assurdamente, fintantoché erano restati a Tokyo, aveva persistito nel dirsi che l’aveva salvato per non far soffrire la principessa più del necessario.
Ma col passare dei giorni, gli sguardi freddi che Fay gli rivolgeva gli avevano schiarito la mente.
Silenziosi, glaciali, distanti.
Avevano smussato le bugie che il ninja aveva creato come giustificazione delle sue azioni, mostrandogli per chi avesse veramente tenuto in vita il biondo.
E la risposta era semplice: per sé stesso.
Perché Fay, quel mago che mai aveva chiamato per nome, era diventato parte di qualcosa di caro.
La polpetta bianca, la principessa, il ragazzino, il nuovo ragazzino e Fay: erano tutti parte di qualcosa che non avrebbe mai e poi mai lasciato morire.
Eppure, sentiva che anche quella era, in parte, una mezza bugia.
C’era un’ultima cosa che Kurogane non voleva ammettere a sé stesso, qualcosa che gli accoltellava il cuore ogni qualvolta il mago lo liquidava con una frase secca o con uno sguardo tagliente.
Ad Infinity, Fay aveva finalmente accettato di nutrirsi del suo sangue, e Kurogane aveva improvvisamente colto un’altra grande verità.
Anche la freddezza che il biondo usava per allontanarlo era una bugia.
Lo capì quando lo vide chinarsi, prendergli il polso e stillare la prima goccia di sangue. Lo fece ad occhi chiusi, e con la fronte corrucciata dalla disperazione.
Avrebbe voluto parlarne, ma il mago sapeva svicolare ogni cosa, e l’attimo dopo il primo assaggio il ninja l’aveva visto aprire quell’occhio dorato, rilassare il viso e mostrare una maschera di perfetta indifferenza.
Spiegare come si era sentito era impossibile.
Ora, di sua volontà, lo smilzo aveva deciso di andare a casa.
Aveva ammesso tutte le sue bugie, in presenza di tutti, anche se con una certa difficoltà, un imbarazzo infantile che aveva sempre creduto essere parte della falsità del biondo. Invece sembrava sempre più che Fay davvero fosse così…fragile.
Dentro di sè, Kurogane aveva provato uno strano senso di sollievo a quella rivelazione.
Prima di partire per Celes, così diceva chiamarsi il suo mondo, il mago aveva chiesto a Mokona di dargli Souhi, senza interpellare il moro. Si era poi avvicinato al ninja e l’aveva invitato a porgergli la mano. Lui l’aveva fatto, perché per qualche strano motivo gli era impossibile non fidarsi del biondo.
In particolare di quel sorriso mesto che gli rivolse, appena finito l’incanto.
Dentro la sua testa, Kurogane avrebbe voluto chiedere il vero motivo per cui aveva deciso di usare la sua magia per lui. Era forse per lo stesso motivo per cui il ninja l’aveva trasformato in un vampiro?
Anche Fay teneva a lui, tanto quanto Kurogane si era reso conto di tenere al mago?
Il moro abbassò lo sguardo alla neve che ricopriva il terreno di quel mondo, decidendosi di tornare alla realtà.
Non aveva mai chiesto nulla su quel passato che il mago cercava in tutti i modi di nascondergli. In tal modo, sapeva che per il biondo era più facile stare con loro. Tuttavia, in quel mondo gelato, dove non sembrava essere sorto il sole da anni, guardare Fay era...strano.
In piedi su quella rupe, il mago sembrava realmente “al suo posto”.
Sì, quello era il mondo da cui fuggiva, comprese, ma non per paura. Sembrava che, guardando il castello in cima alla collina, il mago provasse un tale rimescolio di sentimenti che solo l'amore avrebbe potuto causare.
Kurogane si sentì improvvisamente lontano.
Messo da parte, lasciato solo, abbandonato per l’ennesima volta dalla sua famiglia.
Ed ebbe paura.
Paura che il mago decidesse che, giunti lì, si sarebbero anche potuti dividere.

Ritrovarsi davanti a quelle terre dalle quali era tanto fuggito riportava a galla vecchie emozioni, vecchie sensazioni, vecchi ricordi, molti dei quali dolorosi e colmi di sofferenza.
Ritrovarsi a fissare quelle mura, quella neve che tanto a lungo aveva osservato cadere placida, silenziosa, su di lui...
Percepire la violenza del vento sulla pelle, il gelo stuzzicare ogni suo arto...
Quella era casa.
Abbassò piano il capo, sofferente, entrambe le mani che andavano a chiudersi a pugno.
In fin dei conti, forse, fin dall'inizio era stato conscio che quel giorno sarebbe giunto.
Non così presto, non portando con sé persone alle quali s'era indissolubilmente legato...
Ma aveva sempre saputo... che il faccia a faccia sarebbe avvenuto.
Dentro quel castello... all'interno di casa sua si trovava la Principessa Sakura.
Lei...ed Ashura-ou.
Non poteva evitarlo...
Non c’era altro da fare.
Era solamente arrivato il tempo di andare, di proseguire quel viaggio che, in un modo o nell’altro, l’aveva trascinato con forza sovrumana all’inizio di tutto.
In quel mondo dove aveva giurato di non tornare mai più.
Si volse a guardare Kurogane, lui ch'era la forza e l'orgoglio fatto a persona, sperando di trovarvi le energie necessarie per affrontare ciò che lo aspettava al di là di quell'illusione, proprio quando Shaoran spezzava l'incantesimo dinanzi a loro.

Il ninja si accorse subito di quello sguardo.
Avrebbe voluto sfuggirne.
Si sentiva debole, stupido ed infantile.
Come avrebbe anche solo potuto pensare di considerare Fay parte della sua famiglia?
Anzi, non una parte qualsiasi, ma il centro esatto.
Ciò attorno al quale tutto gira, tutto è armonico.
Come diavolo era possibile, se il mago di armonico non aveva un bel niente?
Che centro poteva essere, così falso, così fragile, così futile?
Grugnì, chiudendo gli occhi.
Era una domanda stupida, perché la risposta era talmente ovvia da dargli ai nervi: era il suo centro.
Un centro che avrebbe potuto nascondere, proteggere, curare…
Amare.
Rabbrividì, incredulo dei suoi stessi pensieri.
Preferì tornare a guardarsi intorno, analizzando razionalmente l’ambiente circostante, così saturo di sangue rappreso da far venire il voltastomaco a chi non ci fosse stato abituato.
Volse lo sguardo fugacemente al biondo, ponendo una dovuta domanda sull’identità dei morti:
«La gente del castello?»

«Lo era» riuscì solo a rispondere il mago, lo sguardo che vagava vacuo da un corpo all'altro, incapace di trattenere quel sentore di colpa nei loro confronti.
Tutto pareva urlare contro di lui. Urla attutite solamente da quel senso di vuoto che si stava man mano impadronendo di lui in quei brevi istanti all'interno del castello.
Ogni cosa sembrava rievocare i suoi ricordi più dolorosi, a partire da tutte quelle persone defunte per mano di chi s'era apprestato a far addormentare...
Allungò meccanicamente delle dita verso un grande portone bianco e turchese, i cui ornamenti non erano riconducibili a nessun mondo visitato in precedenza. Quello si spalancò senza bisogno di parlare, proiettandoli davanti ad un enorme scalinata in discesa. Attorno a loro ancora morti.
Si mise davanti al gruppo così da evitare le occhiate di tutti, silenzioso come non lo era mai stato.

Kurogane si fece sempre più cupo, a mano a mano che procedevano verso il luogo in cui,si supponeva, doveva esserci la principessa.
La quantità di morti ed il fatto che non erano stati sepolti dava facilmente ad intendere che lì non v’era più anima viva da molto tempo. O, peggio ancora, che nessuno avesse ritenuto necessario dare una degna morte a quella gente. Portò il colletto della giacca davanti alla bocca, cercando di scacciare quel tanfo nauseabondo, e si voltò a controllare che Shaoran e la polpetta bianca stessero bene.
Notò immediatamente che qualcosa annebbiava la mente del ragazzo, ma quando gli chiese che gli stava succedendo, Shaoran fece finta di nulla, dicendo che andava tutto bene. Sciocco, pensò Kurogane. Si vedeva dal suo sguardo che stava mentendo.
Socchiuse gli occhi, preoccupato, avvicinandosi al mago poco più avanti:
« Puoi dire in che parte del castello si trova la principessa?» gli chiese, pur notando che il mago sembrò accelerare il passo non appena lo sentì avvicinarsi.
«Si…» rispose solo quell’altro abbassando il capo impercettibilmente nell’avvicinarsi all’ennesimo portone dinnanzi al quale tentennò forse più del dovuto.
Allungò il braccio verso la nuova entrata ancora una volta, senza parlare.
Si spalancò con violenza, lasciando intravedere una figura alta e slanciata, il volto pallido incorniciato da lunghi capelli neri.
Inutile dire chi fosse…

Lo sguardo di Kurogane si fece più corrucciato del necessario, nel guardare quella figura.
Ed ecco, sapeva a pelle che quello era l’individuo da cui Fay stava scappando. Sapeva anche il suo nome, dal giorno in cui avevano soggiornato a Yama.
Ashura.
Si voltò a guardare Shaoran, preoccupato della sua espressione. Sembrava che il suo “niente” stesse aumentando, e la cosa facilmente era riconducibile a quell’individuo al centro dell’enorme sala.
Istintivamente, la sua mano cadde sull’elsa della Souhi, mentre vedeva quello strano individuo salutare il mago con una sorta di dolcezza…paterna?
Guardò il biondo, ma vide solo tensione su quel viso.
Ma, dannazione, almeno quella era un’espressione sincera.
Tensione, poi apatia, poi dolore.
Sconvolgimento, affanno, shock.
«Ti stavo aspettando...» la voce di Ashura suonò dolce, gentile e beffarda al contempo «questo bambino...anche lui attendeva il tuo ritorno...» aggiunse mentre il mantello da poco scostato mostrò quelli che dovevano essere i resti di un cadavere.
«Per tutto questo tempo.» terminò Ashura.

Ciò che fino a quell'esatto istante aveva avuto un senso, ora era inesorabilmente scomparso assieme all'incapacità di Fay D. Flourite di ragionare.
Dei lunghi brividi privi di una qualsiasi entità percorsero ogni suo arto:
dalle braccia, alla schiena, alle gambe che, miracolosamente, ancora lo reggevano.
La testa si svuotò, lo sguardo fisso a focalizzare solo quell'esile corpo al fianco di Ashura. Il corpo di quella metà per cui aveva continuato a combattere, a sorridere... a vivere.
Nulla aveva più senso davanti a tutto ciò.
Né il senso di colpa che premeva insistente per avere la meglio davanti a quegli occhi spenti che lo fissavano.
Davanti all'espressione spenta del fratello.
Di Fay.
L'unico suo fratello.
Nemmeno il suo inutile viaggio aveva più un senso, la sua inutile fuga, la sua futile maschera.
Stava tutto lì.
Abbracciato a lui.
Saldo nelle sue mani.
Era sempre stato lì, ad attenderlo.

Kurogane sentì un tonfo e l’attenzione fino a poco prima rivolta a quei tre si spostò sul ragazzino Shaoran, che stava accasciato a terra con una mano sulla fronte.
Si chinò a sorreggerlo per le spalle, nel momento esatto in cui sentì qualcosa invadergli la mente.
Immagini, voci, sensazioni.
Non suoi, non del ragazzino.
Dalle espressioni sconvolte di quest’ultimo e di Mokona, capì di non essere l’unico sotto quell’influsso estraneo di ricordi.
Silenzioso, rimase in ascolto, passivo, voltandosi verso Fay.
Non potevano che essere ricordi suoi.
Chiuse gli occhi, inspirando a fondo.
Seguì ogni frase, ogni colore, ogni espressione di quei due bambini pressoché identici.
Iniziò a capire cose che prima aveva solo intuito.
Cose che aveva solo concepito con la fantasia.
Il mondo dell’idiota si chiamava Valeria, allora.
Quindi non era quello dove stavano ora.
Corrucciò lo sguardo, aprendo nuovamente gli occhi sul mago: non v’era giudizio nel suo volto.
Fissava solo quello stupido stringere un cadavere mosso da volontà altrui.
E non riusciva a trattenere la rabbia a quella vista.

Si volse a guardarlo, lunghi tremiti che gli percorrevano la schiena.
Il volto distorto dal terrore di ciò che aveva compreso essere accaduto.
Rimase paralizzato a fissare il viso di Kurogane sul quale non poteva leggere altro che rabbia, disprezzo, odio. E come poteva biasimarlo?
Ora che Kurogane era venuto a conoscenza del suo passato... come poteva pretendere di trovarvi altre espressioni che niente avevano a che fare con l'odio? Forse aveva sperato di trovarvi comprensione... compassione?!
Si ritrasse impercettibilmente, vedendolo estrarre Souhi, la sua spada.
Era stato un assassino in passato, aveva ucciso il suo stesso fratello per mantenersi in vita. Poteva capire benissimo le motivazioni che muovevano il ninja davanti a lui.
S'era possibile, s'odiava ancora di più ora che Kurogane lo fissava con quegli occhi carichi di rabbia; ma non poteva ancora morire.
Glielo disse.
Chiaramente:
«Non posso morire.» iniziò serafico, il volto nascosto dai suoi stessi capelli «Non finché Fay non sarà resuscitato. Non finché non gli avrò restituito il suo nome e la sua stessa vita.»
«Allora devi uccidere, giusto? Lui.» fece notare Ashura, con voce quasi angelica, un chiaro riferimento a Kurogane.
A quel punto il mago si ritrovò paralizzato per l'ennesima volta, lo sguardo perso al vuoto. Incapace di muoversi a quelle parole.
Kurogane non esitò un solo istante, mettendosi in guardia contro il mago, pronto a difendersi.
Non ad attaccare.
Pensò velocemente ad una strategia per metterlo fuori gioco, ma non conosceva affatto le sue capacità.
Un mago, tuttavia, poteva fare tutto, no?
Lo vide puntargli contro un indice, solo un indice, e da quello scaturì una scintilla azzurra, dello stesso colore dei suoi occhi. Serrò la mandibola, lasciando che l’ennesimo via vai di ricordi gl’invadesse la mente, cercando una scappatoia per quell’inutile sfida.
Come faceva il mago a non capire?
Quell’individuo, Assuma o quel cavolo si chiamava, lo stava manipolando per suo volere. Lo diceva persino ad alta voce! Come faceva il mago a non essere in grado di capirlo?
Lo vide esitare, e questo gli bastò.
Scattò, senza ascoltare le parole che quei due si rivolgevano. In un istante portò la sua lama alla gola del biondo, impedendogli di attaccare:
« Facciamola finita con questa farsa.» ringhiò, fissandolo direttamente negli occhi.
Cercando di svegliarlo fuori, di ridargli coscienza di ciò che era VERAMENTE.
Ruppe il muro dei suoi ricordi, mettendolo in confusione quel tanto sufficiente da scattare in avanti, pronto a togliere di mezzo quel re, quell’individuo, quell’essere ipocrita che manipolava il mago ponendogli contro i suoi stessi ricordi. Usando il suo dolore. Usando i suoi punti deboli.

Lo vide scattare verso Ashura, senza lasciargli nemmeno il tempo necessario a riflettere. Perse completamente il controllo di sé stesso, il dolore e la disperazione attanagliante che finivano per prendere il sopravvento su di lui, come mai prima d'ora.
«MAESTAAAAAAAAAAAAAAAAA'!!!!» un urlo di pura sofferenza scaturì dalle sue labbra. Una chiara espressione di dolore che fu in grado di creare attorno a sé onde d'energia dalla potenza inaudita.
Esse spazzarono via tutto ciò a cui andavano inevitabilmente incontro, riuscendo a bloccare momentaneamente Kurogane che finì per scagliarsi su di lui a spada tratta.
Ma, contro ogni sua aspettativa, non lo colpì.
Non gli fece del male...
Non lo uccise.
Sbarrò gli occhi percependo che ciò che aveva tenuto fra le braccia fino a pochi istanti prima, andava sgretolandosi davanti a lui.
Souhi aveva spazzato via dalla sua vita colui per il quale continuava a lottare. Fay, il suo gemello, era morto una seconda volta.
Abbracciato a lui, a Yuui, una mera copia di quello che Fay era stato.

Da quel momento in poi, la coscienza di Kurogane era via via venuta meno.
Ricordi, ancora ricordi, e grida. Grida di quell’idiota, del ragazzino, della polpetta bianca.
Aveva visto un Fay confuso difendere i suoi compagni, goffamente, lasciando trasparire la lotta mentale che imperversava dentro di lui. Ma quel fragile scudo non era bastato.
Solo nel momento in cui Ashura aveva ferito il ninja allora il biondo si era risvegliato.
Aveva ristabilito le sue priorità, il cuore lacerato, ma l’aveva fatto.
Kurogane si era piegato in due dal dolore, sentendo l’incantesimo della principessa Tomoyo difenderlo dai successivi attacchi. S’era chiesto se sarebbe bastato. Ma non aveva avuto tempo di epurarlo.
L’unica cosa che in quel momento voleva era portare via di lì Fay. O Yuui.
Insomma, quell’idiota che amava.
Il biondo non sarebbe mai riuscito ad uccidere Ashura, questo il ninja l’aveva capito.
Per questo era stato Kurogane ad ucciderlo.
Ora, sospeso tra il cerchio magico di Mokona e il prossimo mondo, l’unica cosa che Kurogane riuscì a fare fu stringere convulsamente a sé il mago. Sentiva dolore, stanchezza e tanto, tanto freddo.
Ma aveva quello stupido mago.
Era lì, aggrappato a quello ch’era diventato il suo unico braccio.
Kurogane ringraziò il cielo per aver accettato di eseguire l’incantesimo sul suo braccio.
E chiuse gli occhi, esausto.

Non gli era ancora ben chiaro cosa fosse successo in quella misera manciata di minuti.
Troppe cose per trovarvi una logica, troppe cose da razionalizzare, troppe cose da comprendere.
Serrò la mandibola, ancora in stato confusionale.
Gli occhi fissi al muro davanti a lui.

Urla incontrollate gli giunsero alle orecchie.
Urla soffocate.
Disperate, Impotenti.
Le sue.



Erano a Nihon, il paese di Kurogane.
Lui, Mokona, Shaoran e Kurogane stesso.
Quest’ultimo ormai sul letto di morte.

Lacrime copiose che gl’inondavano il viso.
Lacrime salate.
Calde, angosciate.
Ancora una volta…
Le sue.



« Non preoccuparti… Kurogane non morirà ».

Alzò lo sguardo.
Un viso gentile chino davanti a lui.
E capì che quella non era la verità.



Non aveva più chiesto nulla riguardo le condizioni del ninja da quando l’avevano accompagnato con garbo a quella che sarebbe stata la sua stanza per un po’ di tempo.
Affrontare un responso negativo, nello stato in cui tergiversava, non l’avrebbe certamente aiutato.
Si guardò i vestiti, modico.
Certo era che altro non aspettava se non il bussare della porta.
Il bussare della porta accompagnato da buone notizie.
Si portò una mano ai capelli, chiedendosi il perché di tutto questo.
Domanda banale ed alquanto inutile.
Ma non era in grado di chiedersi null’altro.
Tutto dipendeva da quella persona che per lui stava rischiando la morte.
E altro non restava da fare…

Definire un’esperienza di premorte era forse la cosa più ardua che gli fosse capitata nel corso della sua esistenza. Avrebbe potuto facilmente spiegare come distruggere un oni con un solo colpo di spada, come ferire un nemico senza ucciderlo, come mettere a letto tre spiantati ubriachi…Ma quella situazione era decisamente al di fuori delle sue conoscenze.
Vedeva una luce, in fondo.
Anche se il qui e il là non erano decisamente chiari, in quel momento poteva spiegare la cosa semplicemente così.
La stanchezza lo attanagliava, insieme a una promessa di pace che sembrava aleggiare nella direzione della luce. Dietro di lui, verso il buio, sentiva solo cose spiacevoli, angoscia, freddo, dolore.
“ Non tutto è male, in vita, figlio mio…”
Kurogane sobbalzò, voltandosi verso la donna che ora gli stava accanto: giovane, bella, dallo sguardo gentile come nessun altro al mondo.
“ Mamma..? ”
Lei annuì, accarezzandogli il capo: “ Torna indietro, figlio mio, è ancora troppo presto…”.
Il ninja la guardò con un nodo in gola, incapace di credere ai suoi occhi: “ Ma…”
“ Niente ‘ma’, marmocchio. ” sentenziò una voce profonda alle sue spalle.
Voltandosi, Kurogane si trovò faccia a faccia con suo padre. Sembrava più basso di quanto lo ricordava.
“ Torna da lui. ” disse il precedente signore di Suwa.
Il figlio non capì, corrucciando la fronte: “ Da chi? ”.
“ Dall’uomo solo per te, figlio degenere! ”
E Kurogane si sentì risucchiare nel buio, mentre la luce portava via con sé i suoi genitori.

Sentì dei fievoli colpi alla porta che lo fecero sobbalzare da quello stato di trance in cui sembrava essere momentaneamente caduto.
Si alzò dal letto sul quale era stato seduto sino a quel momento, passandosi una mano ai capelli in un vago gesto che lasciava intravedere tutta la sua disperazione.
Serrò la mandibola prima di aprire lentamente la porta alla quale avevano bussato, fissando la ragazzina davanti a sé con l’unico occhio rimastogli.
« Mi hanno detto di farla chiamare, signore » spiegò quella, con un breve inchino al quale seguì un sorriso a dir poco sgargiante.
A quelle parole Fay sembrò sentirsi male, limitandosi a ricambiare il gesto tendendo appena i muscoli facciali.
La ragazzina rise cristallina prima di prendere a camminare elegantemente lungo i molteplici corridoi del castello in cui stavano.
Respirò a fondo.
«…E sia… » disse soltanto il biondo, puntando lo sguardo davanti a sé, le mani strette in due pugni serrati.

Kurogane aprì gli occhi, sentendosi troppo, troppo stanco per muoversi.
Altro che lì, dove stava prima.
Si accorse subito che qualcosa non andava. Tomoyo-hime confermò il suo dubbio.
Mentre la principessa prese a parlare, lui si perse a ricordare ciò che era successo. Spiegare che doveva ancora capacitarsi di dov’era sarebbe risultato troppo imbarazzante. Specie se il suo interlocutore era la ragazza. Come minimo gliel’avrebbe rinfacciato vita natural durante.
« Ora puoi entrare…»
Il ninja fissò la ragazza perplesso, per poi voltarsi verso l’unico pannello scorrevole della stanza.
Vide quella specie di stecchino fissare il pavimento davanti a sé, quasi evitando di controllare ciò che lo circondava. Sospirò, incapace di accettare il fatto che stesse indossando qualcosa di altamente ambiguo.
Guardò Tomoyo, rimanendo agghiacciato dal suo sorriso palesemente malizioso.
“ Poi te la faccio pagare, dannata! “ pensò in cuor suo.
Doveva proprio far indossare al mago un furisome ?!?

Fay strinse i denti.
Allora…
Le opzioni erano molteplici…
La prima era saltare sul letto e abbracciarlo scoppiando a piangere.
Si morse la lingua.
Non era la più appropriata.
La seconda era ancora meno probabile.
Far sparire la principessa, saltare sul letto e scoppiare a piangere ancora.
A quell’idea blasfema sentì un improvviso crampo alla mano.
Ed ecco giungere l’illuminazione:
un pugno.
Dritto in faccia.
Si si.
E lo fece, senza pensarci due volte:
« Vendetta è fatta, Kuro-sama ».
Non seppe come, ma gli giunse spontaneo un sorriso sghembo.
Non forzato.
Il suo.

Ricevere un pugno dal mago…come poteva definire una cosa del genere?
Assurda?
Si portò una mano alla testa, incapace di comprendere cosa fosse successo. Sputò una risposta appena riuscì a riprendersi, ritrovando la serenità perduta.
Ecco di chi parlava suo padre.
“ Anche se il degenere non sono io, ma questo qua che colpisce le persone ferite a tradimento. “ puntualizzò dentro di sé. Sorrise a sua volta, sollevato.
Perché ora era di nuovo “Kuro-sama”.
Assurdo quanto potessero essergli mancati quei dannati nomignoli.
« Vi lascio soli…» ridacchiò Tomoyo, provocandogli un prolungato brivido lungo la schiena.
Furisome.
Il mago.
Soli, loro due.
Letto.
«…sì…» accennò il ninja nervosamente, scoccandole un’occhiata eloquente.
Dannata!

Fay vide con la coda dell’occhio la principessa scomparire dietro ad una porta, chiudendosela alle spalle. Al tonfo sordo dovuto a quell’azione, il mago tornò a posare il suo sguardo su Kurogane, non ancora troppo lucido mentalmente.
Cercò di scacciare tutte le pessime sensazioni che l’avevano avvolto fin a pochi minuti prima, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro.
Poi si guardò attorno alla ricerca di una sedia, che non c’era.
Tornò a guardare Kurogane, indicando il letto con calma apparente:
« …Posso? » chiese a disagio.
Lo vide arricciare le labbra, cosa strana, per poi annuire con chiaro nervosismo:
« Sì, se ci stai. » sbottò il ninja. Quasi subito dopo aver detto ciò si voltò a guardarlo, allarmato e irritato a contempo: « Non pensare a cose strane! ».
Fay alzò appena un sopracciglio, girando su sé stesso nel guardarsi il vestito.
Le labbra si piegarono, in disappunto:
« Kurotan è un pervertito… » disse a mezza voce, sedendosi a bordo del letto sul quale il ninja giaceva.
« E tu evita di indossare abiti da donna davanti a me, razza di cretino! » ringhiò l’altro, per nulla rassicurato dalla loro vicinanza. Aveva già caldo. Era decisamente malato. Doveva dormire. Non c’era verso.
“ Ti staccherò la testa, Tomoyo…Oh, se non lo faccio..:! ” meditò in cuor suo, teso come una corda di violino.
Fay si massaggiò lentamente il collo, allentando, in quel modo, l’abito.
Dopodiché si guardò, decisamente stupito:
« è da donna? » si grattò la testa, sempre più perplesso, prima di tornare a guardare il ninja alla ricerca di una qualche spiegazione.
« Ma però è tanto calino…» rise gongolante.
Kurogane si smaltò una mano in faccia, nascondendo la sua espressione combattuta: « Le…ragazze in cerca di matrimonio…quelle lo indossano...deficiente…» borbottò, cercando di non uscirsene con un “ Sei carino più del necessario.” Non osava pensare a quale reazione avrebbe colpito il mago. Decisamente, non era il caso di dirlo. No.
Lo guardò, osservandone ogni curva, ogni millimetro di pelle scoperta.
Sbuffò e sprofondò tra i cuscini, imprimendosi l’autocontrollo.
Il biondo chinò appena il capo di lato, alzando lo sguardo al soffitto nel registrare la nuova notizia:
« Oh…hyuuuuuuu….» sorrise non sapendo con che altro rispondere « Kurobaubau mi vuole sposare! »
« NON TE L’HO FATTO INDOSSARE IO! » sbraitò il ninja rosso in viso.
Fay lo fissò, in uno strano moto di divertimento perverso.
Si sporse appena in avanti reggendosi con le mani sul materasso.
Praticamente a gattoni sul letto:
« E ciò ti turba? » sorrise, arricciando di poco le labbra « intendo…il vestito ».
Lo sguardo carminio del moro agganciò all’istante, mentre una mano l’andava ad afferrare per l’obi:
« Peggio, mago. » sibilò, avvicinandolo pericolosamente a sé.
Fay gli sventolò una mano davanti al viso, pigramente:
« Addiritturaaaa! » esclamò stupito, lasciandosi trascinare senza opporre alcun tipo di resistenza.
Kurogane chiuse gli occhi, andando ad annusare il profumo del mago, poco sotto l’orecchio:
« Sai cosa fanno le ragazze la prima notte di nozze...? » chiese in un sussurrò, concentrato sulla loro vicinanza.
Fay si mordicchiò appena un labbro, pensoso.
Cercando distrazione: «…giocano a carte e scommettono i vestiti! » esclamò poi, colto da un’improvvisa illuminazione. Sorrise, soddisfatto della propria risposta.
Kurogane sospirò, esasperato, posando la fronte alla spalla del mago: « …cosa devo fare con te…me lo dici…? »
« Tante cose…? » rispose allora l’altro nel socchiudere gli occhi, provando ad allontanare quell’odiosa sensazione allo stomaco che lo colpiva ogni volta che il ninja s’avvicinava alla sua pelle.
«…potrebbe essere un’idea…se solo tu non fossi così idiota…» commentò l’altro, allentandogli l’obi con molta cautela. Nella testa aveva già preso una decisione, la più azzardata, ma almeno qualcuno sarebbe stato felice di quella sua scelta.
Sì: Tomoyo.
Il mago chinò impercettibilmente il capo, le labbra a pochi millimetri dal collo di lui.
Gli sembrò di annegare nel suo profumo, e ciò non gli piacque affatto.
S’irrigidì, scostando le labbra da dove indugiavano.
« Punti di vista… » tergiversò il biondo, stringendo le mani in due pugni.
Kurogane reclinò appena il capo, andando a baciargli il collo scoperto:
« Sei seccante…» bisbigliò, scendendo un po’ più in basso « E a me non piacciono le persone seccanti..» un altro bacio, stavolta più lungo, poco sotto l’orecchio.
Aveva deciso, quindi non sarebbe stato lui a tirarsi indietro. Anche perché era troppo stanco anche solo per negarsi una cosa del genere.
Fay si passò una mano sul viso, ridendo nervosamente:
« Kurotan… non sembra affatto così…hyuuuu! »
Puntò lo sguardo al soffitto concentrandosi su tutto ciò che non fosse Kurogane.
Nonostante ciò, una mano si mosse verso il kimono del ninja, decisa.
« Le apparenze ingannano, tu dovresti saperlo…» indugiò nuovamente sul suo orecchio, baciandone il lobo «…meglio di chiunque altro…».
Fay serrò violentemente la mano su quella stoffa bianca, prendendo a contare le travi della stanza.
Esasperato.
« Ma che cose spiacevoli dici… » sussurrò spingendosi inconsciamente contro di lui, nonostante tutto.
Kurogane lo ignorò, andando a baciarlo con più insistenza, concentrandosi sulla spalla che aveva scoperto. La mano si appropriò di un fianco del biondo, serrandosi salda, ma senza imporsi troppo.
Se avesse voluto, Fay avrebbe potuto cacciarlo…
O, almeno, avrebbe potuto tentare di farlo…
Il mago schioccò nervosamente la lingua, cadendo sulle proprie gambe, inspirando a fondo.
Errore.
Non avrebbe dovuto farlo.
Finì per ritrovarsi faccia a faccia con lo sguardo del ninja, che finora era riuscito ad evitare grazie al dislivello che li divideva fino a pochi istanti prima.
Si paralizzò, non riuscendo a dire qualcosa di sensato.
«…hyu…» disse debolmente.
Kurogane lo guardò intensamente, la mano al fianco del biondo che si apriva, accennando ad una lieve carezza: « …l’ho detto che sei idiota…» sussurrò, andando a sfiorargli le labbra con le proprie, fissandolo intensamente.
Il mago non ne fu scioccato.
Peggio.
Dondolò il corpo prima da una parte, poi dall’altra, come un ebete.
« Io posso…» disse sempre più flebile.
L’altro lo sostenne, tranquillo nel procedere nuovamente verso il collo del biondo: « Sicuro…? » lo canzonò, chiaramente convinto del contrario.
« Io posso…!» ripetè il mago, inculcandosi in testa l’idea di “sopravvivenza alla Kurosama-mania”.
Dondolò ancora, perso.
« Sta’ zitto…» intimò il ninja, andando al suo petto, lento ed inesorabile nei movimenti.
Lo cinse alla vita, stringendolo a sé quanto più gentilmente e velocemente possibile, il che risultò alquanto sciocco, dato che avrebbe voluto prendere tutto e subito.
Fay chinò lo sguardo sulla nuca del moro, inspirando il suo profumo.
Lentamente.
« Opossum » concluse allora, svegliandosi da quello stato di torpore che l’aveva colto.
Rise appena, alzandogli il viso con l’indice, chinandosi a baciarlo con intensità.
Venne subito ricambiato, mentre il ninja lo trascinava disteso sopra di lui, allentando definitivamente l’obi del vampiro per percepire il calore della sua pelle sulla propria.
« Maniaco… » disse allora il biondo, insinuando una mano tra le vesti dell’altro, aderendo il proprio corpo a quello di lui. Deciso a prendere in mano il gioco.
« Voglioso…» ribatté Kurogane alle sue labbra, prima di catturarle nuovamente.
«… Vorrei mangiarti » ammise allora divertito, lanciandogli una lunga occhiata eloquente, assecondandolo.
L’altro gli risalì la schiena con la propria mano, andando ad annusargli nuovamente il collo:
« Anch’io…» rivelò, mordendo cautamente la pelle del mago.
Fay sorrise, sedendosi giusto sopra il bacino di lui, leggero.
Gli prese la mano, e se la guidò alle labbra, fievole e sensuale come non mai.
La risposta del compagno fu alquanto insolita. Kurogane si morse il labbro inferiore, sorridendo maliziosamente:
« E a me cosa spetta…?» gli chiese, provocatorio.
L’altro gli leccò tutto l’indice, pacato, prima di bloccarsi per pensare ad una risposta sensata.
Si limitò ad un sospiro, tornando a carezzare la mano di lui con le proprie labbra.
« Yuui…»
Il vampiro alzò lo sguardo sul viso di lui, leggermente sorpreso.
Allontanò gentilmente la mano dalle proprie labbra, nel chinare il capo per osservarlo con più attenzione: «…non shono abbastanza sexhy? » chiese innocuo.
Kurogane sospirò, decisamente esasperato: « Lo sei…» rispose, sfilandogli i vestiti con insolita calma.
« Chiamami ancora per nome… » lo pregò a quel punto, sospirando lieve.
L’altro gli fece cenno di chinarsi, senza dire nulla.
Fay sorrise debole, reggendosi con le mani ai lati del viso di Kurogane:
« Ti prego…» lo scongiurò ancora.
Il ninja chiuse gli occhi, scostandogli i capelli dall’orecchio. Vi avvicinò la bocca, sospirando appena:
« Ti amo, Yuui…ma giuro che non me lo sentirai ripetere mai più. » precisò, pur con una certa dolcezza, altamente stonata con il solito carattere del moro.
«… Tutto ciò è sufficiente… » lo rassicurò l’altro con un sorriso, sospirando per l’ennesima volta.
Gli accarezzò il viso, con una sorta di mestizia, prima di tornare a suggellare quel momento con un semplice bacio a fior di labbra.
« Non raccontare balle, idiota. » sbottò Kurogane, guardandolo con ben poca convinzione.
Fay rise debolmente scansandosi da sopra di lui, sedendo al suo fianco:
«…Kuro-sama, sei irritante » dichiarò allora, incrociando le braccia al petto.
Sul viso una specie di broncio non suo.
Kurogane si mise a sedere a sua volta, guardandolo: «…Il fatto è che ci stanno spiando. » disse chiaramente, mentre un rumore non ben distinto giunse da fuori della stanza, seguito da rapidi passi che andarono allontanandosi.
« L’avevo capito da me… » disse dandogli di spalle, mantenendo il broncio di poco prima.
« Sì, come no…» commentò il ninja sarcasticamente, andando a posare il mento sopra la spalla sinistra del biondo « Hai capito altro, tesoro? »
« Sì. Che sei di razza bastardina » arricciò le labbra, fissando la porta, scocciato a modo suo.
« E che ti amo, magari, o la cosa ti è sfuggita? » ribatté il moro, seccato da quel comportamento menefreghista « D’altronde, sei idiota, il che potrebbe avere delle ripercussioni anche sul tuo comprendonio, no? »
Fay chiuse un occhio, serrando le labbra, trascurando l’ultima parte di discorso:
«… e che mi…? »
« Ti amo, sì. » sbuffò Kurogane, rimanendo dov’era nell’osservarlo.
« Avevi detto che non l’avresti più ripetuto… » fece notare, tornando a posare la mani al letto.
« Di sicuro non davanti ad altre persone. Ho una dignità da mantenere. »
Il mago iniziò a muovere appena le dita, nervosamente:
« Va bene… ».
Si rilassò impercettibilmente.
« Sei l’apoteosi dell’assurdità, lo sai? » osservò il ninja alzando un sopracciglio.
Il biondo si stese a letto raggomitolandosi al cuscino, occhi al muro:
« Forse anch’io… » concluse appena udibile, senza rispondere alla sua domanda.
Kurogane gli guardò la schiena, senza riuscire a frenarsi dal seguirne la curva fino a dove poteva. Sapeva che non l’avrebbe mai detto. Era già bizzarro che fosse stato lui a dichiararsi.
Si avvicinò, accarezzandogli i capelli, a testimonianza che, sì, aveva capito.
Anche se gli scocciava un po’.
Infatti gli tirò una piccola ciocca di capelli, fissandolo nervosamente.
« Manesco » disse in risposta l’altro girandosi pigramente verso di lui.
Il respiro regolare.
L’espressione più indifferente possibile.
Kurogane passò due dita sulla pelle candida delle sue guance, posato ai cuscini come poteva:
« Fifone. »
« Chi lo dice sa di esserlo » rispose allora un Fay decisamente bambinesco.
« Quindi tu sei manesco? »
«… Punti di vista » ripetè con l’espressione più graziosa che possedeva.
Kurogane arricciò il naso, rabbrividendo: « Dio mio…»
« Cosa? » domandò in risposta l’altro, con una vocina flebile e terribilmente femminea.
Il moro si passò la mano al viso, scuotendo lievemente il capo: « Niente…lasciamo stare…» cercò di calmarsi, guardandolo nuovamente. Fece una smorfia, spostando la mano dal suo al viso dell’altro.
« Ti prego, sembra che tu abbia dei fiorellini intorno, è orrendo.»
Fay sorrise, arricciando le labbra provando ad imitare un gatto:
« così va megliow? »
Kurogane sbirciò, sollevando la mano. Una faccia schifata sostituì la precedente: « Cosa devo fare per farti smettere queste oscenità? »
Il biondo ci pensò su prima di portarsi l’indice alle labbra, indicandosele innocentemente più volte:
« chu »
Il ninja sospirò, roteando gli occhi al soffitto. Poi si chinò, accontentando il mago…
E anche sé stesso.



END








 
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†Neera Pendragon†
view post Posted on 29/5/2009, 16:12




ma non dovevo sistemarla ? cioè...davvero ...°_°


Non hai letto il regolamento di sezione? u.u
chiudo discussione

Edited by Mithra™ - 1/6/2009, 07:48
 
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1 replies since 28/5/2009, 12:03   66 views
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