Carcere di Alta Sicurezza, Cella 1128

La sua risposa fu l'ennesimo sorriso cortese, ma non altro.
Quindi seguì Subaru fino alla stanza indicata di Smith. Fuori v'erano due agenti di guardia, ma li lasciarono entrare appena l'Inquisitore Supremo mostrò loro il permesso.
Non era una grande camera, abbastanza da contenere un tavolo quadrato e una sedia per lato, lasciando non poso spazio per muoversi intorno ad esso.
Le guardie chiusero la pesante porta dietro di loro.
Senza aspettare nulla, Zolf si diresse verso una sedia, accomandovi e sistemano le braccia bloccate sul tavolo. Non disse nulla, attendeva che fosse l'Inquisitore a incominciare.
Era oltremodo curioso.

Lo ascoltò, paziente. Sorrise alle sue parole. Aveva già capito chi era, nome e grado erano stari stampati sul cartellino, e quando stava nell'Esercito aveva spesso sentito parlare di questi Hunter...di questi Inquisitori. Uno dei suoi compagni nell'unità speciale era un Elementale del Fuoco orbo ad un occhio, da piccolo degli Hanter avevano dato la caccia a lui e alla sua famiglia, uccidendone i genitori e portando via l'occhio sinistro a lui. Non ne era rimasto troppo scosso. Infondo l'uccidere i propri simili era una pratica normale per gli Esseri Umani, con i diversi poi era proprio la fine del mondo.

"Può darsi, me lo dica lei."

Ovviamente non vedeva l'ora di uscire da quel monotono grigiore.
Ma prima di poter fare qualsiasi cosa doveva recuperarla. Oh si, sapeva istintamente dov'era. Doveva tornare ad essere sua.
Gli mostrò senza problemi i palmi della mani, con incisi i due cerchi alchemici. Subaru poteva comprenderne benissimo il significato, infondo i pentacoli che utilizzava si basavano sullo stesso principio, ma in modo diverso.

"E nonostante lei sappia tutto, mi chiede comunque di ingrossare le sue fila. Non sa che porterei una buona pubblicità negativa alla sua opera? Infondo ho una grossa pena che preme sulla mia coscenza."
Voleva sondare il terreno, prima di accettare. Nel caso, accettare.

Sorrise a sua volta. Non sembrava in alcun modo in agitazione, una calma quasi irreale.

"Io sono stato condannato per aver ucciso i miei simili, signor Sumeragi."

Zolf arrivò ad una semplice conclusione: o gli Hunter avevano un disperato bisogno di rinforzi, tanto da scomodare lui, oppure erano una masnada di pazzi. E l'una non escludeva l'altra.
E...tutto ciò lo stuzzicava all'inverosimile.

"Accetto la sua proposta, signor Sumeragi."

Tornò ad alzarsi, sempre sorridente.

"Non vorrei sembrare scortese, ma al momento del rilascio avrei bisogno di un paio di guanti e un biglietto per Miami, per i soldi usate pure il mio conto. Prima di poter essere efficente devo passare da....casa..."
Quella cosa, anzi, quelle cose, non erano indispensabili, ma molto utili. Non le aveva nascoste Zolf lì, ma qualcun'altro che aveva interesse verso la sua figura.
Questo lo disse mentre percorreva lo spazio tra il tavolo e la porta blindata.

Le guardie aprirono la porta e una di esse chiamò Smith con il cerca persone, per richiamarlo al dovere.

"Piacere mio, signor Sumeragi."
Rispose, aspettando che le guardie chiudessero la porta e vi si appoggiò contro con la schiena, aspettando l'arrivo di Smith, che comunque non tardò ad arrivare e ad accompagnarno nella sua cella.